Quattordici immagini sonore – Canto I

Purgatorio

Canto I

Ascensio

Brano n.23 (02:10)

Strumenti utilizzati:
Wind machine – Glockenspiel – Waterphone – Vibrafono – Gongs – Bass drum – Celesta – Crotali – Campane orchestrali – Clarinetto – Clarinetto basso – Orchestra d’archi.

Il brano si apre con l’ascesa dalla voragine infernale alla superfice della Terra verso la luce impalpabile dell’alba. Il trascorrere da una condizione all’altra non avviene in modo traumatico ma scioglie la tensione da cui si proviene gradatamente, in un clima di morbidezza. Questo produce la dolcezza delle immagini e i loro colori limpidi e brillanti.

Mentre ascolti il brano musicale puoi leggere i versi del Canto I e se lo desideri puoi anche consultare la parafrasi.

Canto I

Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;

e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.

Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Caliopè alquanto surga,

seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.

Dolce color d’oriental zaffiro,
che s’accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro,

a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta
che m’avea contristati li occhi e ’l petto.

Lo bel pianeto che d’amar conforta
faceva tutto rider l’oriente,
velando i Pesci ch’erano in sua scorta.

Canto I

Il mio genio poetico [la navicella del mio ingegno] intraprende ora [alza le vele] una più serena navigazione [miglior acque] lasciando dietro di sé un mare burrascoso [crudele]; 

e ora canterò del Purgatorio [secondo regno] dove le anime si liberano dei peccati [si purga] e diventano degne di salire in Paradiso [al ciel]. 

O sante muse, di cui io sono allievo, (ispiratemi affinché) la poesia che ha cantato i morti spiritualmente (dannati dell’Inferno) [morta] si risollevi [resurga]; e qui innalzi il mio stile [surga] soprattutto Calliope, 

accompagnando la mia poesia [canto] con quel dolce suono da cui le misere Piche furono vinte [sentiro lo colpo] in modo tale che persero la speranza [disperar] del perdono.

Un dolce azzurro simile allo zaffiro orientale, che si diffondeva [s’accoglieva] nel sereno aspetto dell’aria [mezzo] priva di nubi fino al cielo della luna [primo giro], 

provocò nuovamente [ricominciò] diletto ai miei occhi, appena uscii fuori dallo squallore dell’aria infernale [l’aura morta] che aveva rattristato i miei occhi e il mio cuore. 

Il bel pianeta che favorisce l’amore (Venere), faceva risplendere [rider] con la sua luce l’oriente, velando la costellazione dei Pesci con la quale era in congiunzione [in sua scorta].

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