La Divina Commedia, la sua struttura narrativa, le sue categorie di personaggi, le pene, le virtù, le guide e il protagonista, i temi, i luoghi e i tempi, il linguaggio della sono racchiusi entro i significati di parole essenziali che illustrano e spiegano.

Proponiamo così un percorso attraverso i vocaboli che consentono al lettore di viaggiare nel sublime mondo dell’opera dantesca, e provare a padroneggiare il complesso e articolato universo ideato dal più grande poeta della nostra storia.

A

Abisso

Con questo termine si indica il baratro dell’Inferno. Viene anche usato da Dante per evocare l’infinita profondità della sapienza di Dio.

Accidente

In Paradiso XXXIII Dante vede nella mente divina l’universo infinito legato in un volume: sostanze e accidenti e i loro rapporti insieme. Sostanza è in Aristotele “ciò che è necessariamente quello che è” mentre accidente è un attributo che può essere o non essere della sostanza e che non può modificare in alcun modo la sostanza. La sostanza dunque esiste per se stessa, mentre l’accidente esiste solo in funzione della sostanza. Dio riassume in sé tutte le determinazioni dell’essere, sostanze e accidenti e le loro relazioni.

Accidia

Peccato punito nel V cerchio dell’Inferno insieme all’iracondia. È uno dei sette peccati capitali e si configura nell’atteggiamento di rinuncia e di cedimento della volontà nell’operare il bene o esercitare le virtù. I peccatori sono immersi nello Stige (Inf. VIII), pantano orrendo che corre intorno alla città di Dite, Paradiso compresa tra il VI e il IX cerchio. L’accidia è punita anche nella IV cornice del Purgatorio dove le anime penitenti, colpevoli di poco vigore nel perseguire il bene, sono costrette a correre in continuazione gridando esempi di sollecitudine e di punizione.

Acheronte

Primo dei quattro fiumi infernali, descritto nel canto III dell’Inferno. L’Acheronte segna il confine dell’abisso, il limite che i dannati devono attraversare sulla barca del demonio Caronte. Le sue acque sono formate dalle lacrime del Veglio di Creta, statua gigantesca situata nell’isola greca, simbolo del dolore e del male in cui versa l’intera umanità. 

Adulatori

Sono i dannati puniti nella seconda bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno. Fanno parte della schiera dei fraudolenti, coloro che ingannarono gli altri con i loro allettamenti per conseguire vantaggi personali. Sono sprofondati nello sterco a significare la ripugnanza dei loro comportamenti in vita (Inf. XVIII).

Allegoria

Figura retorica secondo la quale al significato letterale di un discorso si sovrappone un significato più profondo che rimanda a concetti di natura politica, etica, filosofica o religiosa. Si tratta di una figura simile alla metafora, con la differenza però che l’allegoria combina insieme più simboli e segni e che il rapporto tra significato letterale e quello allegorico appare più arbitrario. Un esempio: il veltro che nella sua accezione letteraria indica un cane da caccia veloce e addestrato, in quella allegorica designa per Dante l’azione di riforma promossa da Dio volta a ristabilire nel mondo ordine e giustizia (Inf. I). E questo significato nascosto non deriva direttamente dall’immagine del cane ma si ricava all’interno del codice culturale dantesco.

Amanti, spiriti

Beati del III cielo del Paradiso, ovvero del cielo di Venere. In vita espressero il loro sentimento d’amore verso il prossimo in modo disinteressato. Appaiono a Dante come luci che ruotano più o meno veloci, ma più rapidi di qualsiasi folgore mai vista sulla Terra.

Amore

Concetto centrale della Commedia. Secondo Dante riprendendo la descrizione del Nuovo Testamento «Dio è amore, e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Giovanni 4, 16). Dio è dunque il principio primo da cui si origina il bello, il vero, il bene, nel segno dell’amore. L’intero creato nasce dall’amore di Dio e ha come meta l’amore di Dio. E l’anima dell’uomo è così creata dal volere divino e tende a ricongiungersi alla sua origine, ma in questo percorso di ritorno si frappongono gli ostacoli dell’avventura storica degli individui, con i vizi, le lotte, le sconfitte ma anche con le virtù e le vittorie sul peccato. 

Angeli

Esseri spirituali e immortali che servono Dio e sono fuori dal tempo e dallo spazio terreni ma che per volere divino possono intervenire nella storia e guidare l’uomo lungo il suo percorso di progresso spirituale. Creati nello stesso tempo con il cosmo, sono formati di luce, che è desiderio di Dio, e sono dotati di ali. Sono messaggeri di Dio e sono le intelligenze che muovono le sfere celesti, movimento dal quale si determinano gli avvenimenti sulla Terra. 

Anima

Costituisce la parte non materiale del corpo e ne è il suo principio vitale. È creata direttamente da Dio, che le trasmette tanto amore da ispirarle il desiderio di tornare da Lui. L’anima è responsabile di atti volti al bene o al contrario di peccati e colpe, e per questo può ricevere premi o castighi eterni. L’anima propria dell’uomo è detta intellettiva, è distinta dal corpo e vive oltre la sua morte. Quella invece delle piante si dice vegetativa e quella degli animali sensitiva ed entrambe non sopravvivono alla fine della vita. In Purg. XXV il poeta Stazio espone la teoria della formazione dell’anima nell’uomo: nel feto si crea inizialmente l’anima vegetativa come quella delle piante; successivamente si forma quella sensitiva come negli animali e infine con la nascita e lo sviluppo del cervello Dio vi istilla l’anima razionale che si unisce alle due precedenti e costituisce un tutto uno. Con la morte l’anima si divide dal corpo rendendo inerti le facoltà sensitive e ampliando quelle intellettive. Nell’Inferno e nel Purgatorio l’anima prende l’aspetto che in vita aveva il corpo e assume la dimensione di “ombra” acquistando un aspetto visibile e insieme le facoltà sensoriali.

Antenora

È la seconda zona del IX cerchio dell’Inferno, dal nome di Antenore leggendario traditore di Troia. Qui sono puniti i traditori della patria (Inf. XXXII e XXXIII) e la loro pena consiste nell’essere imprigionati nel lago ghiacciato di Cocito, da cui emergono unicamente le loro teste.

Antinferno

Zona situata tra la porta dell’Inferno e il fiume Acheronte, limite oltre il quale si apre l’abisso infernale vero e proprio. Qui si trovano le anime degli ignavi, coloro che in vita non hanno mai agito né per il bene né per il male, senza mai prendere posizione, indegni per Dante persino di meritare le pene dell’Inferno.

Arcangeli

Angeli messaggeri per eccellenza di Dio, protettori dell’umanità attraverso gli angeli cui delegano missioni e che istruiscono sul volere divino. Sono angeli più grandi raffigurati talvolta con armature e toghe. 

Arpie

Mostri della mitologia classica, appaiono nelle forme di uccelli dal volto di donna, hanno piedi forniti di artigli acuminati, un grande ventre e nascondono nel nome il significato di rapitrici (di anime e di bambini). Sono poste da Dante a custodia del secondo girone del VII cerchio dell’Inferno, dove ha sede la selva dei suicidi. Le anime dei dannati sono imprigionate nelle piante della selva e le arpie accrescono la loro pena cibandosi delle loro foglie.

Attivi, spiriti

Beati del II cielo del Paradiso. Operarono in vita per il bene, ma il loro amore per Dio deviò verso fini terreni allo scopo di ricevere fama e onori. Appaiono a Dante come bagliori che danzano e cantano.

Avari e prodighi

Sono i dannati puniti nel IV cerchio dell’Inferno (Inf. VII). Sono responsabili di peccati di natura opposta e sono costretti a spingere enormi macigni, provenendo da direzioni contrarie. Al momento in cui si avvicinano gli uni agli altri, si ingiuriano e si rimproverano le reciproche colpe. Nel Purgatorio avari e prodighi sono invece puniti nella V cornice (Purg. XIX-XXII), colpevoli di esasperato attaccamento ai beni terreni, in un senso e nell’altro. La loro pena consiste nell’essere obbligati a stare distesi a terra, legati con la schiena al cielo e il volto rivolto a terra, come in vita erano stati ossessionati dalle cose materiali.

B

Barattieri

Termine con cui si indicano i dannati puniti nella V bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno. Sono coloro che in vita sfruttarono i vantaggi derivati dal loro incarico pubblico e dal loro potere politico per arricchirsi in modo illecito, concedendo privilegi in cambio di denaro (Inf. XXI). La loro pena consiste nell’affondare nella pece bollente per essere straziati dagli uncini dei diavoli alati e scuri detti Malebranche quando provano a riemergere.

Beati

Spiriti che godono della beatitudine e della visione di Dio e hanno sede in Paradiso nell’immenso anfiteatro a forma di candida rosa nell’Empireo. Appaiono tuttavia a Dante nel cielo il cui influsso ha maggiormente influenzato la loro vita. Essi sono avvolti da una sfera di luce e Dante può solo intuirne i lineamenti. Sono divisi in sette categorie: spiriti difettivi, spiriti attivi, spiriti amanti, spiriti sapienti, spiriti combattenti per la fede, spiriti giusti, spiriti contemplanti.

Beatrice

Figlia di Folco Portinari, nata a Firenze nel 1266 e morta a soli 24 anni nel 1290, rappresenta per Dante, fino dai tempi della scrittura della Vita Nova e delle Rime, la donna-angelo, raffigurazione del Cristo. Nella Divina Commedia è visione allegorica della Grazia divina e della teologia rivelata, uniche vie che l’uomo può seguire per raggiungere la salvezza eterna. È Beatrice che nel canto II dell’Inferno, sollecitata da santa Lucia, interviene in aiuto di Dante. Ancora Beatrice compare nel canto XXX del Purgatorio sul carro che rappresenta la Chiesa trainato dal Grifone. E Beatrice sarà la guida di Dante nella III cantica della Commedia fino al XXXI canto quando lascerà il posto a san Bernardo per raggiungere il suo scanno all’interno della candida rosa dei beati.

Bestemmiatori

Scontano la loro pena nel III girone del VII cerchio dell’Inferno, insieme a sodomiti e usurai e sono coloro che in vita furono violenti contro Dio. Sono puniti da una grandine di fuoco che li colpisce dall’alto, mentre sono sdraiati supini su un sabbione ardente.

Bolgia

Nome attribuito a ciascuno dei dieci fossati circolari, tra loro concentrici, tutti insieme detti Malebolge, situati nell’VIII cerchio dell’Inferno, riservato ai peccatori di frode. Il centro del cerchio è costituito da un pozzo profondo, dove giacciono imprigionati i giganti e conduce al IX e ultimo cerchio dell’Inferno. I peccatori sono gettati all’interno dei fossati, puniti in vario modo e tormentati dai diavoli.

C

Caina

Zona che corrisponde alla prima area del IX cerchio dell’Inferno. Il nome deriva da Caino, il biblico assassino del fratello Abele (Genesi, IV, 8), emblema leggendario del traditore dei parenti. E la Caina è riservata proprio a coloro che si sono macchiati della gravissima colpa di tradimento nei confronti dei propri congiunti. La loro pena consiste nell’essere imprigionati nel lago ghiacciato di Cocito dal quale emerge soltanto la loro testa rivolta verso il basso. 

Candida Rosa

La rosa, simbolo dell’amore divino, è la forma in cui si configurano i beati nel cielo di pura luce dell’Empireo: le anime sante siedono sugli scanni (i petali) di un immenso anfiteatro, vestiti di una bianca stola, al cui centro risplende il giallo del lago di luce della Grazia divina. Tutti i beati sono rivolti verso Dio di cui riflettono la luce sublime e la letizia e sono disposti secondo un ordine rigoroso: Maria siede nel seggio più alto e per gradi, sotto a lei siedono altre donne della storia ebrea, che costituiscono una linea divisoria che divide tra loro i credenti in Cristo venturo e quelli in Cristo venuto. Accanto a Maria, a sinistra siedono Adamo e Mosè, a destra san Pietro e san Giovanni Evangelista. Di fronte a Maria sul seggio più alto siede san Giovanni Battista e sotto a lui san Francesco, sant’Agostino, san Benedetto e altri. Di fronte a san Pietro, siedono sant’Anna e santa Lucia. Nella parte inferiore della rosa hanno posto le anime dei bambini, coloro che non riuscirono a raggiungere l’età della ragione, distinti in base al livello di grazia a loro riservato da Dio all’atto della creazione.

Carità

Una delle tre virtù teologali con fede e speranza, simboleggia l’amore per Dio e per il prossimo, unisce quindi gli uomini con Dio e gli uomini tra loro attraverso Dio. Carità è amore disinteressato per Dio, principio e fine di ogni cosa, è obbedienza a Dio non per costrizione ma per pura disposizione. Quando l’uomo riesce a distinguere il bene dal male immediatamente accende il suo amore per Dio perché in Dio è il sommo bene. E ogni bene che sembri non appartenere a Dio in realtà non è che un riflesso del bene in Dio.

Castello degli spiriti magni

Situato nel Limbo, nel I cerchio dell’Inferno, ospita le anime dei grandi spiriti del paganesimo, eroi, poeti, filosofi del mondo antico, che in vita si distinsero per grandi e celebri opere. Il castello è circondato da sette ordini di mura, da un ruscello, e al suo interno c’è un verde prato dove le nobili ombre risiedono. 

Cerchio

Indica il piano di forma circolare che cinge l’abisso infernale. I cerchi sono nove, concentrici e sovrapposti, di misure via via più ristrette procedendo verso il basso, all’interno dei quali i dannati sono distinti in base alle loro colpe: coloro che non conobbero Dio (Limbo), lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi, eretici ed epicurei, violenti, fraudolenti, traditori.

Cherubini

Appartenenti alla seconda gerarchia angelica, sono angeli protettori, a guardia del trono di Dio. Secondo la Bibbia hanno sembianze umane, con quattro facce e quattro ali, di rarissima bellezza e splendore. Hanno un grado di beatitudine celeste superiore a tutti gli altri angeli eccetto i serafini. Sono i motori del cielo delle Stelle fisse, hanno una perfetta conoscenza di Dio e per questo simboleggiano il potere della saggezza.

Chiesa

Nella concezione di Dante, la Chiesa è l’istituzione principe della vita di un credente: vivere nella Chiesa significa percorrere un cammino comune che conduce a Dio. E la Chiesa, come l’Impero, incarna un potere che è emanato direttamente da Dio. 

Cieli

Nella concezione cosmologica di Dantei cieli sono dieci e sono disposti gerarchicamente al di sopra della sfera del fuoco, che li distingue dalla realtà non eterna e sottoposta a nascita e morte, al cui centro si trova la Terra. I cieli al contrario sono il luogo dell’eterno e dell’incorruttibile e si configurano come sfere cave e tra loro contigue, secondo una successione definita, dal basso in alto: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Stelle Fisse, Primo Mobile. Se il mondo non eterno che si trova al di sotto della Luna e comprende la Terra è costituito dai quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), le sfere celesti sono invece composte da un unico elemento detto etere o quintessenza che conferisce loro anche il moto eterno e circolare. Per Dante i cieli ruotano perennemente intorno alla Terra, tutti mossi dal moto universale e dalle intelligenze angeliche. Solo l’Empireo, decimo cielo di pura luce è uniforme e immobile.

Cielo delle Stelle Fisse

Corrisponde all’VIII cielo del Paradiso, governato dai cherubini e dove a Dante appaiono gli spiriti illuminati dal trionfo di Cristo. Se l’Empireo è costituito dal divino splendore che come Verbo procede da Dio, e se tale splendore si trasmette al cielo del Primo Mobile che ha la funzione di influire sul mondo sottostante, il Cielo delle Stelle Fisse, cosiddetto perché le stelle non mutano mai posizione e si mantengono ad eguale distanza dalla terra, ha il compito di differenziare, moltiplicare e specificare questa virtù. In tal senso, ogni stella emana una propria influenza che contribuisce a qualificare le essenze del mondo sublunare che comprende la Terra.

Cocito

Quarto e ultimo fiume dell’Inferno. Si forma dalle lacrime che sgorgano dal gran Veglio di Creta, ciclopica statua situata nell’isola, nelle grotte del monte Ida. Le lacrime simboleggiano i peccati dell’umanità e si raccolgono in un fiume che poi crea l’Acheronte, lo Stige e il Flegetonte, le acque dei quali tutte insieme confluiscono e ristagnano nel Cocito, che assume la forma di lago. Questo è perennemente gelato a causa dei tre venti prodotti dalle sei ali di Lucifero imprigionato al suo centro, nel IX cerchio dell’Inferno dove sono puniti i traditori.

Commedia

Titolo che Dante attribuisce al suo poema, poiché, come scrive lui stesso nella Lettera a Cangrande della Scala, signore di Verona, la materia trattata nella sua opera è “orribile e fetida al principio… prospera, desiderabile e accetta alla fine”, mentre lo stile è “piano e umile” come “la parlata volgare che usano le donnette”.

Contemplanti, spiriti

Beati del VII cielo, o cielo di Saturno.Subirono in vita l’influsso di questo astro, simbolo della vita contemplativa, ed essi attraverso la preghiera, la meditazione e il vagheggiamento di Dio, iniziarono la loro ascesa verso i cieli. Appaiono a Dante come luci sfolgoranti che scendono lungo i gradini di una scala dorata, la cui cima si perde all’infinito. 

Contrappasso

Corrispondenza tra la pena inflitta ai peccatori e la colpa da loro commessa in vita, equivalente alla biblica “legge del taglione”, che sanciva “occhio per occhio, dente per dente”. Tale rapporto può configurarsi per analogia o somiglianza quando ad esempio nel V canto dell’Inferno i peccatori di lussuria sono travolti da una bufera così come in vita furono travolti dalla passione amorosa; o per antitesi come ad esempio nel III cerchio dell’Inferno dove i golosi giacciono in una fanghiglia puzzolente, creata da pioggia di acqua sporca e neve, quando in vita furono avidi di cibi profumati e prelibati. 

Cori angelici

Appaiono a Dante nel Primo Mobile o IX cielo del Paradiso. Sono nove cerchi di immensa luce che sprizzano scintille come un ferro incandescente e cantano inni a Dio, che corrisponde al centro intorno al quale ruotano velocissimi. I primi due cerchi corrispondono a serafini e cherubini, che si muovono più rapidi di tutti per la loro vicinanza a Dio. Poi ci sono i troni che chiudono la prima gerarchia. La seconda gerarchia è formata da tre cerchi di angeli, ovvero dalle dominazioni, le virtù e le potestà; l’ultima gerarchia, ovvero il settimo, ottavo e nono cerchio è formato da principati, arcangeli e angeli. Tutti i cerchi angelici guardano Dio, l’altissimo, e dirigono i loro influssi verso il basso, ovvero verso gli uomini.

Cornice

Termineusato per indicare le balze o ripiani che girano orizzontalmente intorno alla montagna del Purgatorio. Le cornici sono sette in corrispondenza dei sette peccati capitali che vengono in esse espiati e cioè: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia e prodigalità, gola, lussuria. Ogni cornice presenta un angelo guardiano: l’angelo dell’umiltà (per la superbia), della misericordia (per l’invidia), della mansuetudine (per l’ira), della sollecitudine (per l’accidia), della giustizia (per l’avarizia e prodigalità), della temperanza (per la gola), della castità (per la lussuria).

Cupidigia

Termine che indica l’avidità sfrenata di ricchezze, di beni terreni, di potere, responsabile prima dei mali del mondo. Simbolo di cupidigia è la lupa, una delle tre fiere, l’ultima e la più feroce, che Dante incontra nel I canto dell’Inferno e che impedisce al poeta l’ascesa al colle di luce della salvezza.

D

Difettivi, spiriti

Beati del I cielo del Paradiso o cielo della Luna. Assorbirono in vita l’influenza esercitata della Luna, simbolo di incostanza ed essi non adempirono ai voti pronunciati e quindi sono relegati in eterno al grado più basso di beatitudine. Appaiono a Dante come figure evanescenti tanto da sembrare riflesse da uno specchio. 

Dite

Con l’espressione città di Dite viene indicata la parte dell’Inferno compresa tra il VI e il IX cerchio dell’Inferno. È circondata da mura dall’aspetto ferroso provviste di imponenti torri, e chiusa da una gran palude prodotta dal fiume Stige; a guardia della città stanno schiere di diavoli. Al suo interno sono puniti i peccati più gravi, quelli esercitati dall’uomo con violenza e frode.

Dominazioni

Quarta gerarchia angelica, scendendo dall’alto (Dio) al basso (Par. XXVIII). Il loro compito è assicurare l’ordine del cosmo. Questi angeli non prendono mai forma visibile e ricevono gli ordini da cherubini, serafini e direttamente da Dio. Sono le intelligenze motrici del cielo di Giove.

E

Empireo

È la decima sfera sede del Paradiso celeste, sede di Dio, spazio immobile oltre il nono cielo (Par. XXX-XXXIII). Non è un luogo, non è materia, è immobile, è una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, è il cielo più chiaro, è pura luce, luce intellettuale piena di amore come lo definisce Beatrice. È una sfera che cinge il Primo Mobile e quindi tutti gli altri otto cieli collocati al di sotto di quello. È un soggiorno soprannaturale dove gli eletti godono insieme la somma beatitudine.

Eresia

Ogni dottrina che tragga origine da una errata interpretazione delle Sacre Scritture, si allontani quindi dalla retta fede e sia condannata per questo dalla Chiesa. Gli eretici sono puniti nel VI cerchio dell’Inferno, raffigurato come una successione di tombe infuocate. Al loro interno giacciono le anime avvolte dalle fiamme, simbolo della purificazione. Come in vita questi dannati si riunirono segretamente in luoghi chiusi, nell’Inferno sono per sempre sepolti nelle tombe e destinati al rogo.

Etere

Termine col quale viene designata la quinta essenza, ovvero aria purissima, materia incorruttibile di cui sono fatti i cieli e i corpi celesti. 

Eunoè

Fiume che scorre nella foresta del Paradiso Terrestre, sulla cima della montagna del Purgatorio. Divide in origine le sue acque con quelle del fiume Lete, ambedue originati non da sorgenti ma dalla volontà di Dio. Una volta divisosi dal Lete, l’Eunoè ha la funzione di riportare alla memoria delle anime che si lavino nelle sue acque la coscienza del bene compiuto in vita, prima che esse inizino l’ascesa al Paradiso.

F

Falsari

Coloro che in vita hanno agito deliberatamente contro la verità, con tanto malanimo da aver tradito la fiducia del prossimo, finendo per amare solo il male procurato agli altri. I falsari sono puniti nell’Inferno nella decima e ultima bolgia (Inf. XXIX-XXX), al livello più basso dei colpevoli di frode. Tra questi Dante distingue gli alchimisti o falsari di metalli, i falsari di persone, i falsari di moneta, i falsari di parola. I primi giacciono a terra coperti di scabbia, i secondi corrono e mordono selvaggiamente, i terzi sono tormentati dalla sete, gli ultimi da febbre altissima.

Fede

Una delle tre virtù teologali, con speranza e carità. Dante la definisce come sostanza di cose sperate e dimostrazione di quelle non manifeste. I misteri divini sono invisibili sulla Terra e per questo possono essere solo oggetto di fede e su questa poggia la speranza di beatitudine. La fede non si origina da argomenti umani ma è frutto dell’opera dello Spirito Santo che ha permesso di scrivere il Vecchio e il Nuovo Testamento, che sono garanzia di verità, e che non richiedono ulteriori dimostrazioni.

Flegetonte

Uno dei quattro fiumi infernali con Acheronte, Stige e Cocito. Scorre nel primo girone del VII cerchio dove sono dannati i violenti contro il prossimo. Questi sono immersi nelle sue acque di sangue bollente, sorvegliati dai centauri che armati di arco e frecce scagliano i loro dardi contro coloro che cercano di riemergere dal fondo.

Fraudolenti

Dannaticolpevoli di frode, puniti nell’VIII e IX cerchio dell’Inferno. All’VIII cerchio sono riservate le anime di coloro che operarono in vita contro chi non si fidava. Il cerchio è a sua volta diviso in dieci bolge tutte insieme dette Malebolge. Al IX cerchio invece sono destinate le anime di coloro che operarono contro chi si fidava, ovvero quelle dei traditori. Simbolo della frode e della ragione che opera per il male è il mostro Gerione, dal volto umano, corpo di rettile e coda di scorpione: è Gerione che trasporta in volo Dante e Virgilio fino all’VIII cerchio.

G

Giganti

Creature dannate, punite da Dante come traditori, in quanto ribelli alla divinità, nel pozzo che divide l’VIII dal IX cerchio dell’Inferno (Inf. XXXI). Mostruose sono le loro dimensioni: il poeta li confonde inizialmente con enormi torri, poi li raffigura conficcati nella roccia fino ai fianchi.

Giove

Corrisponde al VI cielo del Paradiso, caratterizzato dal vivido colore dell’argento, governato dalle dominazioni, dove a Dante compaiono gli spiriti giusti, coloro cioè che operarono rettamente in vita sotto l’influenza di questo pianeta.

Girone

Ciascuna delle tre zone in cui è diviso il VII cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i violenti. Nel primo girone si trovano i violenti contro il prossimo, immersi nelle acque bollenti e rosse di sangue del Flegetonte, mentre centauri armati di frecce li colpiscono coi loro dardi. Nel secondo girone la punizione è riservata ai violenti contro se stessi (o suicidi) e contro il patrimonio (o scialacquatori); i primi sono imprigionati negli alberi di una selva dove pongono il nido le mostruose arpie che fanno strazio dei rami delle loro piante; i secondi sono obbligati a correre nudi tra gli alberi della selva inseguiti da nere cagne che una volta raggiunti li fanno a brandelli. Nel terzo girone sono dannati i violenti contro Dio o bestemmiatori, i violenti contro natura o sodomiti, i violenti contro l’operosità umana o usurai; i primi sono sdraiati nella sabbia infuocata, i secondi devono camminare sul terreno rovente sotto una pioggia di fuoco, i terzi sono costretti a rimanere seduti tormentati dal fuoco che cade dall’alto e dalle fiamme, con al collo una borsa e lo stemma di famiglia.

Giusti, spiriti

Beati del VI cielo del Paradiso o cielo di Giove. Subirono in vita l’influsso di questo astro simbolo di temperanza ed equilibrio, ed operarono secondo giustizia. Appaiono a Dante come luci dorate che emergono potenti sullo sfondo argenteo del pianeta per poi acquisire la forma dell’aquila che vola intorno a Dante intonando un canto non comprensibile al poeta.

Golosi

Dannati puniti nel III cerchio dell’Inferno: la loro colpa consiste nel peccato di incontinenza della gola. Nel cerchio scende eterna una pioggia fredda, mista a fango e neve che produce al suolo una poltiglia disgustosa e maleodorante. In questa poltiglia sono sdraiati i golosi, che urlano mentre il mostro Cerbero con le sue tre enormi fauci si avventa su di loro e li fa a brandelli. Queste anime si dedicarono in vita alla soddisfazione del basso istinto della gola: ora per contrappasso sono costretti a degradarsi nel fango e ad essere lacerati dagli artigli del mostro. I golosi scontano la loro pena anche nella VI cornice del Purgatorio, colpevoli di eccessivo amore per il cibo e le bevande. Qui sono angustiati da fame e sete incessanti, stimolate dal profumo di cibi e da una fonte d’acqua sorgiva per loro irraggiungibili (Pur. XXIII-XXIV).

Grazia

Dono gratuito e atto d’amore di Dio nei confronti di tutti gli uomini per la loro salvezza e per la Sua gloria. Con la luce della Grazia l’uomo, se non distolto dal peccato, intravede il cammino che lo conduce a Dio, partecipa della natura divina e gode di eterna beatitudine in Lui.

I

Ignavi

Anime di coloro che in vita non presero posizione né dalla parte del bene né dalla parte del male e sono puniti nella zona dell’Inferno situata tra la porta che consente l’accesso all’orribile abisso e l’abisso stesso. Il giudizio di Dante nei loro confronti è così severo da non riservare loro neppure la punizione dell’Inferno vero e proprio. Urlano e imprecano, costretti a correre dietro un’insegna senza significato, tormentati da vespe e mosconi, che fanno sgorgare loro il sangue; questo cadendo in terra si mescola al fango in una orrenda poltiglia raccolta da vermi. Gli ignavi sono mescolati agli angeli che al tempo della ribellione di Lucifero, non si schierarono né con lui né con Dio. 

Impero

Per Dante l’Impero è l’istituzione che è al di sopra di ogni potere terreno, l’imperatore è l’autorità che governa ogni popolo, e ogni popolo deve obbedire alle sue leggi. L’Impero è voluto da Dio e ha il compito di guidare gli uomini alla felicità terrena, compito che deve essere svolto attraverso l’emissione di norme e l’esempio di un giusto operare. Dio ha stabilito una precisa distinzione in tal senso, assegnando il potere temporale all’imperatore e quello spirituale al papa, quindi ha consegnato alle due istituzioni funzioni nettamente distinte: il raggiungimento della felicità terrena dunque da parte dell’impero, quello della beatitudine eterna da parte della Chiesa. Ma proprio la confusione che nei secoli si è generata nel mondo tra questi due ruoli, con l’impero che ha preteso di esercitare un potere spirituale e la Chiesa quello temporale, e la corruzione che ha caratterizzato i due massimi istituti terreni, ha originato tutti i mali del mondo.

Incontinenza

Una delle tre disposizioni umane che offendono Dio, insieme alla malizia e alla “matta bestialità”. L’incontinenza consiste nella incapacità di frenare o mantenere entro le misure ciò che è corretto o giusto, gli istinti e le passioni, di per sé non negativi se appunto espressi con moderazione. L’incontinenza può avere come oggetto il piacere dei sensi, oppure la disposizione rivolta alle ricchezze, o all’ira. Gli incontinenti sono puniti al di fuori della città di Dite, nei cerchi compresi tra il II e il V: lussuriosi (Inf. V), golosi (Inf. VI), avari e prodighi (Inf. VII), iracondi (Inf. VII-VIII). Nel Purgatorio l’incontinenza è punita nelle cornici comprese tra la III e la VII: ira e accidia (Purg. XV-XVIII); avarizia e prodigalità (Purg. XIX-XXII); gola (Purg. XXII-XXIV); lussuria (Purg. XXV-XXVII).

Indovini

Anime dannate della IV bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno (Inf. XX). Colpevoli in vita di frode, perché con arti magiche e divinazione pretesero di prevedere il futuro, inconoscibile all’uomo per legge divina. Per contrappasso sono costretti a camminare piangendo e versando lacrime sulla schiena, con il capo torto all’indietro e muovendosi a ritroso. Vollero veder troppo avanti in vita, nell’Inferno sono costretti a guardare eternamente indietro.

Inferno

Primo dei tre regni ultraterreni visitati da Dante nel corso del suo viaggio nell’oltretomba. L’Inferno si configura come una immensa voragine a forma di cono rovesciato, che si apre tra Gerusalemme e il centro della Terra. Tale voragine fu provocata da Lucifero dopo che, cacciato dal Paradiso per la sua ribellione a Dio, fu scaraventato nel cuore del globo, dove rimane eternamente confitto. È diviso in nove cerchi concentrici, che diminuiscono di dimensioni via via che si procede verso il basso. I peccatori sono distinti in tre grandi categorie: gli incontinenti, ovvero coloro che furono incapaci di frenare istinti e passioni (II-V cerchio); i colpevoli di violenza (VI-VII cerchio); i colpevoli di frode (VIII-IX cerchio). 

Invidiosi

Anime penitenti che espiano il proprio peccato (l’invidia è uno dei vizi capitali puniti nel Purgatorio) nella seconda cornice della montagna della salvezza. Vestono un mantello di tela ruvido e pesante, si addossano l’un l’altro alla parete rocciosa e hanno gli occhi cuciti col filo di ferro. Sono costretti adesso a non vedere niente, quando in vita osservarono sempre il prossimo con sguardo malevolo. Recitano preghiere e ascoltano esempi di carità e invidia punita, mentre lacrime sgorgano dalle dolorose cuciture dei loro occhi.

Ipocriti

Dannati nella VI bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno appartenenti alla categoria dei fraudolenti: si muovono in tondo lunga la bolgia sotto il carico di pesanti cappe, dorate all’esterno, di piombo all’interno, che provocano loro dolore e ne rallentano in modo estenuante il cammino. Sono coloro che in vita, soprattutto in ambito politico, nascosero sotto un’apparenza benevola, intenzioni volte al male e al raggiro.

Iracondi

Dannati nel V cerchio dell’Inferno (Inf. VII) puniti nella categoria di chi ama il male e il dolore del prossimo: si agitano insieme agli accidiosi nelle nere acque del fiume Stige che si apre in una grande palude. Si mordono e si straziano con rabbia. Nel Purgatorio gli iracondi espiano la loro pena nella III cornice. Come in vita essi furono dominati dall’ira che ne ottenebrò la vista, così adesso sono avvolti da un fumo denso che ferisce e acceca i loro occhi (Purg. XVI).

L

Ladri

Dannati nella VII bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno (Inf. XXIV-XXV).Appartengono alle schiere dei fraudolenti: come in vita operarono con malizia adesso sono costretti a correre nudi tra terribili serpenti, simboli dell’astuzia, che legano loro le mani dietro la schiena (quando in vita le usarono per rubare) e li tormentano in diverse maniere. Se morsi dai loro mostruosi denti si inceneriscono per poi riprendere il loro originario aspetto. 

Leone

Seconda delle tre fiere che si frappongono a Dante nella selva oscura (Inf. I). La bestia è allegoria della superbia, una delle tre disposizioni al peccato (con la lussuria, simboleggiata dalla lonza e la cupidigia, impersonata dalla lupa) che impediscono al poeta l’ascesa al colle illuminato dal sole. 

Lete

Fiume che scorre nel Paradiso Terrestre, sulla cima del monte del Purgatorio. Le sue acque non sono alimentate dalle piogge o da sorgenti, ma direttamente dalla volontà di Dio. Le anime vi si immergono per cancellare per sempre la memoria dei peccati commessi: per questo il Lete è detto anche fiume dell’oblio.

Libero arbitrio

Concetto chiave della dottrina cristiana e nella Divina Commedia. Viene spiegato in Purg. XVI da Marco Lombardo. Il cielo dà inizio alle azioni terrene, ma è l’uomo che sceglie tra bene e male. È la sua ragione, dono di Dio, a decidere se condurlo sulla via della beatitudine eterna o al contrario sulla strada del peccato. È il libero arbitrio che guida le azioni umane, ed è così potente da vincere ogni inclinazione celeste. Se non esistesse l’individuo sarebbe privato di ogni responsabilità e non avrebbero senso i premi e le punizioni.

Limbo

Corrisponde al I cerchio dell’Inferno, oltre la porta che si apre sull’orrido abisso, ma è situato all’orlo di quella cavità. È il luogo riservato alle anime di coloro che non hanno potuto conoscere Dio e tra queste quelli dei pagani ricchi di valori e pregi e dei bambini morti senza battesimo. Non patiscono alcuna punizione se non il desiderio eternamente inappagato di vedere Dio. E i loro cupi e profondi sospiri di dolore fanno rimbombare l’aria del cerchio.

Lonza

Prima delle tre fiere che Dante incontra nella selva oscura. Il nome indica un felino, dalla pelle screziata ed è allegoria della lussuria, una delle tre disposizioni al peccato, con superbia e avarizia, rappresentate la prima da un leone, la seconda da una lupa, che impediscono al poeta di salire al colle inondato di luce (Inf. I).

Lucifero

In origine l’angelo più bello e luminoso del creato, uno dei serafini, che vinto dalla superbia e dall’invidia, si pose a capo di una schiera di angeli per ribellarsi a Dio. Sconfitto dall’arcangelo Gabriele fu fatto precipitare al centro della Terra e trasformato in un orribile mostro, re dei diavoli, simbolo del male. Il suo volo dentro la Terra avrebbe creato la cavità infernale nell’emisfero nord e per opposizione la montagna del Purgatorio nell’emisfero sud.

Luna

Primo cielo governato dagli angeli come intelligenze motrici. Appare come una nuvola di vapori densi, dall’aspetto di un diamante che riflette la luce del sole. Qui Dante incontra gli spiriti difettivi, ovvero i beati che in vita mancarono ai voti pronunciati; appaiono come figure indistinte, tenui, che il poeta confonde con immagini riflesse come da uno specchio. Essi sono destinati al grado più basso di beatitudine.

Lupa

Terza delle tre fiere incontrate da Dante smarrito nella selva oscura, belve che impediscono al poeta la salita al colle inondato dalla luce del sole (Inf. I). Il significato allegorico di questo animale risiede nella avarizia-cupidigia, radice per Dante di tutti i mali del mondo.

Lussuriosi

Dannati puniti nel II cerchio dell’Inferno (Inf. V). Responsabili di peccato carnale, i lussuriosi sono trascinati da una violenta ed eterna bufera, come in vita furono travolti dalla passione dei sensi. I lussuriosi nel Purgatorio espiano le loro colpe nella VII cornice (Purg. XXV-XXVIII) e sono distinti in due gruppi, che avanzano in un muro di fiamme da direzioni opposte: i peccatori secondo natura (eterosessuali) e i peccatori contro natura (sodomiti).

M

Malebolge

Nome assegnato al complesso di dieci bolge, ovvero fossati concentrici, che compongono l’VIII cerchio dell’Inferno, dove sono dannati i peccatori di frode, divisi in diverse categorie: ruffiani e seduttori (I bolgia); adulatori (II bolgia); simoniaci (III bolgia); indovini (IV bolgia); barattieri (V bolgia); ipocriti (VI bolgia); ladri (VII bolgia); consiglieri fraudolenti (VIII bolgia); seminatori di discordia (IX bolgia); falsari (X bolgia).

Malizia

Una delle tre disposizioni che offendono Dio, insieme a incontinenza e matta bestialità. La malizia o frode è punita nell’VIII e IX cerchio dell’Inferno ed è la peggiore delle cattive disposizioni perché basata sull’inganno, che per questo comporta l’uso volontario della ragione per ottenere il male.  

Maria Vergine

Madre di Gesù, è figura centrale del Cristianesimo e protagonista dei Vangeli. Maria Vergine è esempio di sollecitudine, di povertà, di temperanza, di mansuetudine, di misericordia, di aiuto nella morte, di supporto ai penitenti in Purgatorio, infinita fonte di beatitudine in Paradiso. È la Madonna inoltre che interviene per salvare Dante dalla selva oscura; è sempre Maria Vergine a consentire a Dante nell’Empireo di sostenere la visione di Dio.

Marte

Quinto cielo del Paradiso governato dalle virtù come intelligenze motrici. È caratterizzato dal colore rosso e caldo, in relazione all’influenza guerresca che esercita e rivolge sulla terra e che anima gli spiriti combattenti per la fede, in questo cielo presenti a Dante. Gli spiriti, divisi in due fasce luminose, costituiscono nel corpo del l’astro l’immagine di una croce con bracci di uguale misura, sulla quale risplende la figura del Cristo.

Mercurio

Secondo cielo del Paradiso governato dagli arcangeli come intelligenze motrici. È l’astro più piccolo e più vicino al Sole e appare offuscato dalla potenza della sua luce. In esso appaiono, nel numero di più di mille splendori, gli spiriti attivi per conseguire onore e gloria, che conservano ancora, seppur molto attenuate, le sembianze umane. 

Militanti, spiriti

Beati del V cielo del Paradiso o cielo di Marte. Subirono in vita l’influsso di Marte simbolo di lotta ed essi lottarono per la fede. Appaiono, mentre cantano inni di lode a Dio, come luci splendide che formano i bracci di una immensa croce, simbolo del sacrificio di Cristo in nome del quale dedicarono la loro vita.

N

Negligenti

Penitenti che hanno sede nell’Antipurgatorio. Sono le ombre di coloro che si pentirono solo in punto di morte, divisi in quattro schiere: gli scomunicati dalla Chiesa; i pigri che trascurarono sulla Terra l’esercizio della virtù; i morti di morte violenta che si pentirono e concessero il loro perdono alla fine della vita; i principi che disattesero i loro compiti sacri nel campo della politica e che risiedono in una valletta colma di una fitta e rigogliosa vegetazione sul cavo del monte.

P

Paradiso

Terzo dei tre regni ultraterreni e sede dei Beati. Costituito da dieci cieli, di cui nove ruotano intorno alla terra, mossi dalle intelligenze angeliche, mentre il decimo detto Empireo è sede di Dio, degli angeli e dei beati, è immobile, immateriale e infinito. Il nome dei primi sette cieli e partire dalla Terra è attribuito dal pianeta che ruota con essi (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno). L’VIII cielo è invece detto delle Stelle Fisse ove cioè si credeva fossero immobilizzate tutte le stelle del firmamento. Il IX cielo è detto Primo Mobile in quanto imprime il movimento a tutti i cieli sottostanti e ruota velocissimo. L’Empireo contiene Dio e avvolge e informa il Primo Mobile che concentra dentro di sé la virtù da cui si è originato l’intero cosmo; il Primo Mobile a sua volta distribuisce la virtù nei diversi astri, ciascuno con specifiche qualità che producono differenti influssi attraverso le intelligenze angeliche.

Paradiso Terrestre

Luogo sede di un meraviglioso giardino ed espressione di perfetta felicità che Dio riservò ad Adamo ed Eva, prima della loro cacciata in seguito alla ribellione che generò il peccato originale. È collocato da Dante sulla cima della montagna del Purgatorio, a simboleggiare la fine del percorso di purificazione delle anime dal peccato e la loro preparazione all’ascesa al Paradiso. Dante lo descrive come una foresta divina, spessa e viva, dove soffia una dolce brezza creata dal movimento delle sfere celesti.

Potestà

Intelligenze angeliche del cielo del Sole. Sono protettrici del creato e della famiglia, custodi della storia, della politica e del potere tra gli uomini, combattenti del male in tutte le sue forme.

Primo Mobile

Nono cielo del Paradiso detto anche Cristallino, trasparente e invisibile, mosso dalle intelligenze angeliche dei serafini. Viene descritto da Dante come una sorta di involucro che cinge tutti gli altri cieli e l’intero universo. Ruota velocissimo e imprime il movimento a tutti gli altri cieli; riceve la virtù da Dio e la dispiega negli influssi astrali di tutti i corpi celesti.

Principati

Intelligenze angeliche del cielo di Venere. Sono a stretto contatto con gli uomini indicando gli individui adatti a governare, proteggendo il commercio e gli affari militari. Sono i guardiani delle nazioni. Creano le condizioni per favorire la Divina Provvidenza.

Prodighi

Dannati del IV cerchio dell’Inferno, insieme agli avari. Come in vita si dannarono per sperperare le loro ricchezze adesso in eterno si affannano nello spingere enormi massi, le cui dimensioni dipendono dalla entità delle colpe commesse. Girano in semicerchio distinti dagli avari, gridandosi gli uni contro gli altri le loro colpe, scontrandosi e accusandosi. Nel Purgatorio espiano la loro pena nella V cornice: insieme agli avari sono distesi e legati sul pavimento roccioso della cornice, in posizione bocconi, col volto cioè rivolto a terra, come in vita i loro interessi furono rivolti alle cose materiali.

Purgatorio

Secondo regno ultraterreno, raffigurato come una montagna altissima che si innalza su un’isola, nel cuore dell’emisfero australe interamente invaso dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme. Secondo l’interpretazione di Dante il Purgatorio si è formato in seguito alla cacciata di Lucifero dal Paradiso e alla sua caduta fino al centro del nostro pianeta. Le terre emerse si ritirarono nell’emisfero boreale per evitare ogni contatto col demonio, mentre dalla parte opposta la terra andò a formare la montagna del Purgatorio collegata al centro da un lungo cunicolo detto natural burella. Il Purgatorio è il luogo di passaggio per le anime di coloro che non hanno subito la condanna dell’Inferno ma che non sono al momento della morte ancora degne di contemplare Dio. Gli spiriti percorrono dunque un percorso di purificazione che si configura come una ascesa del monte diviso in sette cornici, corrispondenti ciascuna ad uno dei sette peccati capitali. Ogni anima deve espiare in successione tutte le colpe di cui si è resa responsabile in vita. 

S

Sapienti, spiriti

Beati del quarto cielo del Paradiso, o cielo del Sole. In vita subirono l’influsso di questo astro, simbolo di saggezza e sapienza. Appaiono a Dante come due corone di meravigliose luci, mentre danzano in cerchio e cantano dolcissime melodie.

Saturno

Settimo cielo del Paradiso governato dalle intelligenze motrici dei troni. Qui Dante incontra gli spiriti contemplanti che appaiono su un’altissima scala d’oro. Questo cielo è avvolto in un profondo silenzio che richiama il raccoglimento e la preghiera cui questi spiriti furono dediti in vita.

Scialacquatori

Dannati del II girone del VII cerchio dell’Inferno. Sono coloro che peccarono di violenza contro se stessi, la propria persona e i propri beni. Sono associati da Dante ai suicidi e costretti a correre in eterno nella selva che imprigiona i primi, inseguiti da nere cagne che ne fanno a pezzi le membra ogni volta che li raggiungono (Inf. XIII).

Seminatori di discordia

Dannati della IX bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno. Sono le anime di coloro che in vita produssero con malizia divisioni in campo politico, sociale, religioso. E come nell’esistenza terrena produssero lacerazioni tra gli uomini adesso sono costrette eternamente a percorrere la bolgia in senso circolare per essere poi orrendamente mutilate dal diavolo munito di spada (Inf. XXVIII). Le ferite si rimarginano e si ripete al giro successivo la terribile mutilazione.

Serafini

Angeli con sei ali che circondano il trono di Dio e a Dio rivolgono in eterno canti di lode.Sono le intelligenze motrici del Primo Mobile o Cristallino.

Sfera del fuoco

Nella cosmologia dantesca la zona che si trova oltre l’atmosfera terrestre, tra Terra e cielo della Luna, con la funzione di separare il mondo contingente e corruttibile da quello eterno e della beatitudine proprio del Paradiso. Nella sua ascesa ai cieli Dante si rende conto di attraversarla dal fatto che la luce aumenta enormemente come se un secondo sole si fosse aggiunto a quello conosciuto.

Simoniaci

Dannati appartenenti alla categoria dei fraudolenti della III bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno. In vita peccarono di simonia ovvero, con l’inganno, fecero mercato ricavando denaro e potere dalle cose consacrate a Dio. Come nella loro esistenza terrena riempirono le loro borse di denari, adesso riempiono le buche circolari diffuse nel terreno della bolgia ficcandovi la propria testa (Inf. XIX). Sono capovolti nell’Inferno perché in vita capovolsero la legge di Cristo.

Sodomiti

Dannati del III girone del VII cerchio dell’Inferno. In vita omosessuali, offesero Dio peccando di violenza contro natura (Inf. XV). Sono obbligati a camminare in eterno su un sabbione rovente, colpiti da una pioggia di fuoco.

Sole

Quarto cielo del Paradiso governato dalle intelligenze motrici delle potestà. L’astro risplende di luce che viene tuttavia vinta dallo splendore dei beati che compaiono in esso, ovvero gli spiriti sapienti, che formano una duplice corona.

Speranza

Una delle tre virtù teologali insieme a fede e carità. Dante definisce la speranza come la fiduciosa attesa dell’uomo di raggiungere Dio e condividerne la sua luce in Paradiso, fiducia che deriva dalla Grazia divina e dai meriti acquisiti (Par. XXV).

Spirito Santo

Nella concezione Dantesca viene rappresentato nel mistero della Trinità come una fiamma che spira dal Padre (Dio) e dal Figlio (Cristo) (Par. XXXIII). Lo Spirito Santo costituisce nel cristianesimo l’anima e la linfa vitale della Chiesa come di ogni singolo cristiano. È l’amore di Dio che sceglie il cuore dell’uomo come sua dimora e comunica a chi lo accoglie sette doni che nella processione simbolica del Paradiso Terrestre sono rappresentati da sette candelabri fiammeggianti a loro volta simboli rispettivamente di sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.

Stige

Uno dei quattro fiumi infernali, con Acheronte, Flegetonte e Cocito. Lo Stige forma nel V cerchio dell’Inferno una orrida palude fangosa che circonda la città di Dite. Nelle sue acque sono sprofondati gli iracondi che si colpiscono e si mordono vicendevolmente e senza sosta come in vita offesero gli altri. Sotto la superficie della palude giacciono anche gli accidiosi che non vedono mai l’aria e fanno ribollire l’acqua con i loro sospiri, come in vita per pigrizia e negligenza non seppero approfittare delle cose belle del mondo.

Suicidi

Dannati del II girone del VII cerchio dell’Inferno (Inf. XIII e XIV). Sono le anime dei violenti contro se stessi, che disprezzarono in vita il loro corpo e lo uccisero; adesso sono trasformati in spregevoli sterpi che formano una grande selva e sono straziati dalle arpie, mostri alati dal volto di donna e sembianze di uccello.

Superbi

Penitenti della I cornice del Purgatorio. Sono obbligati a camminare sotto il peso di massi enormi, più o meno grandi a seconda dell’entità della colpa da espiare, e col capo chino per la fatica, quando in vita peccarono per il desiderio di tenere troppo alta la loro testa.

T

Terzina

La terzina dantesca è una strofa composta di tre versi endecasillabi in rima tra loro secondo lo schema ABA-BCB-CDC-DED ecc. Il numero delle strofe di un canto è variabile e va dai 115 ai 160 versi, numero che deve essere sempre divisibile per 3 col resto di 1. Ogni strofa, formata da 3 versi endecasillabi, è composta anche da 33 sillabe che ripete il numero di 33 canti di ogni cantica (eccetto l’Inferno che è di 34, essendo il primo introduttivo dell’intera cantica).

Tolomea

Terza delle quattro zone insieme ad Antenora, Caina e Giudecca che compongono il lago ghiacciato di Cocito, l’orrido fiume infernale in cui sono imprigionati i traditori. Nella Tolomea, cosiddetta dal nome del re ebraico Tolomeo che fece assassinare a tradimento il suocero Simone Maccabeo e i suoi figli dopo averli invitati ad un banchetto, sono puniti i traditori degli ospiti. I dannati della Tolomea sono distesi immobili sotto il ghiaccio col viso rivolto in alto e le lacrime ghiacciate che feriscono e chiudono i loro occhi, come in vita con cuore e occhi di ghiaccio non ebbero timore di tradire gli amici e gli ospiti.

Traditori

Dannati puniti nel IX cerchio dell’Inferno. Sono divisi in quattro categorie e situati con pene differenti in quattro zone del lago ghiacciato di Cocito, dove al centro è conficcato Lucifero che gela col battito delle sue ali le acque. Traditori dei parenti, puniti nella Caina, traditori della patria, nella Antenora, traditori degli ospiti nella Tolomea, traditori dei benefattori nella Giudecca.

Trinità

Mistero centrale della fede e della vita cristiana. Dio è uno nella essenza e trino nella persona e nelle qualità: Padre, Figlio e Spirito Santo; Potenza, Sapienza, Amore. È un Dio in tre persone e ciascuna persona è Dio nella sua interezza. Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio è tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo è tutto ciò che sono il Padre e il Figlio. Ma le Persone divine, in quanto tali, sono realmente distinte tra loro: è il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede.

Trionfanti, spiriti

Beati del VIII cielo o cielo delle Stelle Fisse. Appaiono a Dante come una moltitudine di anime splendenti, illuminate da una luce folgorante che scende dall’alto, come un immenso sole, che esprime la potenza e la sapienza di Dio, nella figura del Cristo.

Troni

Intelligenze angeliche che governano il cielo di Saturno o settimo cielo del Paradiso dove a Dante appaiono le luci degli spiriti contemplanti. Sono angeli di fuoco, con molti occhi, guidati dai cherubini e predisposti a trasportare il trono di Dio. Trasmettono gli ordini divini alle gerarchie inferiori e sono lo strumento perché le cose prendano forma secondo il volere di Dio.

U

Usurai

Dannati del III girone del VII cerchio dell’Inferno. Offesero Dio in quanto rinnegarono l’operosità. Stanno seduti sul sabbione infuocato, colpiti da una pioggia di fuoco, come in vita sono stati seduti davanti al loro banco, procurandosi guadagni illeciti e facendo violenza al prossimo.

V

Valletta dei principi

Valletta fiorita dell’Antipurgatorio, luogo dalla natura rigogliosa, dove le piante emanano un profumo inebriante: è incavata sul fianco della montagna ed è riservata agli spiriti dei principi negligenti, ovvero di coloro che in vita dedicarono eccessiva attenzione alle cose mondane disinteressandosi del bene. Sono costretti ad attendere nella preghiera e nella penitenza il momento in cui la giustizia divina darà loro il consenso all’ascesa verso la salvezza.

Veglio di Creta

Statua gigantesca che Dante pone nell’isola di Creta, all’interno del monte Ida: rappresenta un vecchio con testa in oro, il resto del corpo in argento, in rame, ferro e terracotta. Da fessure disposte in ogni parte del corpo, tranne che in quella d’oro, gocciolano lacrime che vengono raccolte nella grotta, formando un corso d’acqua che alimenta poi i quattro fiumi infernali dell’Acheronte, dello Stige, del Flegetonte e del Cocito. Le lacrime sono i peccati del mondo e il Veglio rappresenta il declino dell’umanità.

Veltro

Cane da caccia evocato da Virgilio in Inf. I destinato a mettere in fuga la lupa da ogni luogo; in senso allegorico il veltro rappresenta la figura del riformatore che eliminerà l’avarizia dall’Italia e ristabilirà la giustizia (secondo alcuni commentatori Dante alludeva all’imperatore Arrigo VII, secondo altri a Cangrande della Scala, secondo altri a se stesso). In ogni caso il veltro rappresenta la figura del salvatore, inviato provvidenzialmente da Dio per liberare il male dal mondo.

Venere

Terzo cielo del Paradiso governato dalle intelligenze motrici dei principati dove Dante ha la visione degli spiriti amanti, come bagliori più o meno splendenti. Venere, nella interpretazione di Dante, personifica l’inclinazione all’amore verso il prossimo in modo disinteressato, l’amore puro rivolto a Dio. 

Violenti

Dannati dl VII cerchio dell’Inferno puniti in tre gironi distinti a secondo della natura del peccato commesso: nel I girone scontano la loro pena i violenti contro il prossimo, ovvero omicidi, predoni e tiranni; nel II girone i violenti contro se stessi, ovvero suicidi e scialacquatori; nel III girone i violenti contro Dio, ovvero bestemmiatori, sodomiti e usurai.

Virtù

Intelligenze angeliche del cielo di Marte. La loro caratteristica è il coraggio, la forza, e sono preposte a guidare i grandi cambiamenti della Storia. A loro si deve tutto ciò che nel mondo creato si evolve e si trasforma, anche il seme che dà vita ad una pianta.