Inferno

Canto I

Itineris

Brano n.21 (04:02)

Strumenti utilizzati:
Gongs (con diverse dimensioni)* – Anvils (incudini) – Tam Tam Cinesi (con diverse dimensioni) – Bass drum – Clarinetto basso – Controfagotto – Violini (Pendereki style – battendo sulle corde con il legno dell’arco così da creare un crepitio di piccoli suoni secchi) – Violini (cluster – ammasso di note suonate regolarmente con l’arco) – Violoncelli (suonando sul ponticello, producendo quindi un suono aspro, stridulo, ricco di suoni armonici e rumore) – Arpa (psycho drone – le corde vengono messe in vibrazione con molta forza ed in modo che , vibrando violentemente, sbattono in una parte della cordiera di metallo) – Waterphone.

Il brano si sviluppa in due parti: la prima riguarda, naturalmente, la selva oscura. Il paesaggio è scuro, orrido e spaventoso; rami intricati, figure mostruose e suoni sgradevoli (come la S sibilante di esta selva selvaggia e aspra, v. 5) appaiono al principio del viaggio di Dante e vengono musicalmente rappresentate in questo “sonorizzato”. La seconda parte è incentrata sulla salita del Colle; l’erto pendio è rappresentato da una andatura pesante, faticosa e continua (si che il piè fermo sempre era ’l più basso, v. 30). Il mondo descritto da Dante è privo di bellezza, terribile e dissonante; da questo sono partito, come perno fondamentale per questi due brani riguardanti l’Inferno, creando aderenza con la privazione di ogni riferimento armonico-musicale che, in musica, viene chiamato consonante (questo senza voler dare al valore dissonante, in termini musicali, un valore negativo, non bello, terribile etc.), per privare di ogni appiglio il compiacimento sonoro

Mentre ascolti il brano musicale puoi leggere i versi del Canto I e se lo desideri puoi anche consultare la parafrasi.

Canto I

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

[ … ]

Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.

Canto I

A metà del percorso della vita umana scoprii di trovarmi [mi ritrovai] nella selva oscura dei miei errori, poiché avevo smarrito la giusta via.

Ahi, come è difficile e penoso [è cosa dura] raccontare come era questa selva orrida, intricata e scura, che solo a ricordarla rinnova in me un profondo senso di angoscia!

[ … ]

Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco [lasso], ripresi la via per il pendio solitario [piaggia diserta], e nella salita il piede fermo era sempre più basso (dell’altro che saliva).